Il glioblastoma è un tipo aggressivo di cancro al cervello con alta mortalità. È difficile da trattare, sebbene ci siano diversi modi per trattarlo. Uno dei motivi per cui questa malattia è così difficile da trattare è che la maggior parte dei farmaci chemioterapici non riesce a penetrare nei vasi sanguigni che circondano il cervello.
Grazie a un nuovo studio degli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, si è accesa la speranza per la possibilità di sconfiggere questa terribile malattia. Sono attualmente in fase di sviluppo speciali nanoparticelle che contengono medicinali. Con questo metodo, i farmaci entrano più efficacemente nel cervello, superando la barriera emato-encefalica, penetrano nel tumore e uccidono le cellule del glioblastoma.
Poiché il cervello è un organo vitale, i vasi sanguigni che lo circondano sono molto più protetti dall'ingresso di molecole potenzialmente dannose (compresi i farmaci). Questa protezione è chiamata barriera emato-encefalica.
Il passaggio dei farmaci attraverso la barriera emato-encefalica è fondamentale per migliorare il trattamento del glioblastoma, che di solito viene trattato con una combinazione di chirurgia, radioterapia e chemioterapia orale con temozolomide. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per questa malattia è inferiore al 10%.
Il laboratorio ha aperto la strada a una tecnica chiamata assemblaggio strato per strato che possono utilizzare per creare nanoparticelle funzionalizzate in superficie che trasportano farmaci al loro interno. Le particelle sviluppate dai ricercatori per questo studio sono rivestite con un peptide chiamato AP2, che aiuta le nanoparticelle ad attraversare la barriera emato-encefalica. I ricercatori hanno caricato le particelle con cisplatino, un farmaco chemioterapico ampiamente utilizzato. Quando queste particelle sono state rivestite con un peptide bersaglio, sono state in grado di uccidere efficacemente le cellule tumorali del glioblastoma in un modello di tessuto.
Gli scienziati ora sperano di testare altri farmaci trasportati da diverse nanoparticelle per vedere quale potrebbe avere il massimo effetto. Hanno anche in programma di utilizzare il loro approccio per creare modelli di trattamento per altri tumori cerebrali.
"Abbiamo testato solo un tipo di tumore al cervello, ma ora vogliamo espandere e testare questo metodo su molti altri, in particolare sui tumori rari che sono difficili da studiare perché al momento non abbiamo molti campioni disponibili".
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